La disinformazione: un nuovo rischio - Cybersecurity360

AI a sostegno della disinformazione

Questo fenomeno ultimamente è sicuramente implementato dall'Intelligenza Artificiale, utilizzata sia per creare contenuti falsi, che per aumentarne la diffusione. Per esempio, già da gennaio, in vista delle elezioni di Taiwan, sono comparsi dei video intitolati “La storia segreta di Tsai Ing-wen” in cui i conduttori dei tg, in lingua inglese e cinese, diffondevano una serie di affermazioni false sulla presidente uscente Tsai e sul suo partito e il giorno delle elezioni, il 13 gennaio, è stato condiviso un audio del candidato ritiratosi in corsa a novembre, Terry Gou, in cui  sembrava sostenere il candidato del partito KMT favorevole alla Cina, ma in realtà Gou non aveva fatto alcun endorsement del genere. Secondo Threat Intelligence di Microsoft, questa è stata la prima volta in cui uno Stato nazionale ha influenzato l’elezione straniera attraverso materiale generato dall'IA. Tra l'altro, i contenuti sono stati realizzati con CapCut, di produzione di ByteDance, casa madre di TikTok.

L’evoluzione della disinformazione

L’ex giornalista Amil Khan, attraverso il progetto Valent Projects, ha sottolineato come la disinformazione si sia sviluppata attraverso il controllo da parte di un unico software di centinaia o anche migliaia di account sui social media. Si tratta del CIB, il comportamento inautentico coordinato, che inganna gli algoritmi mascherano le fake news in argomenti di interesse massivo, facendo arrivare i post agli utenti reali, che, a loro volta, li condividono tra i propri follower. Questo tipo di operazione è semplice da individuare e bloccare.

Da qualche anno, però, come dicevamo, la disinformazione si è evoluta grazie a società di marketing o troll farm senza legami diretti con lo Stato, in grado di creare interi siti web falsi. Solo da maggio 2023, secondo la NewsGuard, sono aumentati esponenzialmente i siti di notizie generati dall’Intelligenza Artificiale che condividono informazioni fuorvianti e fake news. Questi siti, chiamati “seeder”, partono spesso da contenuti popolari su calcio o donne poco vestite, per poi inserire la disinformazione. Gli account di diffusione, gli “spreader”, perché si limitano a diffondere le fake news, mescolandole tra l'altro con notizie vere. 

Proprio questa strategia è stata usata dalla Russia per promuovere materiale di estrema destra in Gran Bretagna, sfruttando i gossip sulla famiglia reale inglese per attirare follower.

La lotta alla disinformazione

La stessa IA viene utilizzata anche per difendersi dalla disinformazione. Per esempio, Valent Projects ha un sistema chiamato Ariadne, che si basa sul sentiment generato dai contenuti online per individuare quelli fake. Oppure, si può insegnare a un algoritmo classificatore a individuare le caratteristiche simili dei vari account di disinformazione. Secondo gli esperti e gli studiosi, tuttavia, non basta applicare un solo metodo, perché ogni campagna e ogni fake news ha le sue caratteristiche e segue le sue strategie. 

Un nuovo rischio

Si aggiunge la cosiddetta misinformazione, la diffusione di informazioni errate in maniera inconsapevole, elencato tra i maggiori rischi globali dei prossimi due anni dal World Economic Forum.

Fonte: Cybersecurity360