Dal chip al cloud: il nuovo fronte di cyberwar
Nel 2022 Stati Uniti e Cina hanno iniziato una battaglia a colpi di microchip, tra limiti alle esportazioni e sanzioni. Per questo motivo, come riportato dalla società di analisi New Street Research, tra il 2019 e il 2023 sono aumentati di quattro volte gli acquisti cinesi di questi strumenti. Quest'anno l'attenzione si è spostata sul cloud, grazie anche alla rilevanza di questo strumento in campo tecnologico.
Chi c’è sul fronte della cloud war
Infatti, i big della tecnologia stanno investendo molto nelle infrastrutture cloud. Per esempio, Amazon e il cloud AWS, Microsoft e il cloud Azure, Google e il cloud Google Cloud, mentre la Cina si sta facendo strada, supportata dal governo, grazie ad Alibaba Cloud, Tencent Cloud e Huawei Cloud. L'Europa, invece, sta creando un’infrastruttura cloud, GAIA-X, per essere indipendente dai fornitori di cloud non europei.
La sicurezza del cloud
A livello di sicurezza, sicuramente affidarsi a fornitori di cloud stranieri potrebbe essere rischioso, tra violazione dei dati, spionaggio e perdita di controllo sulle informazioni sensibili.
Per questi motivi, sia i governi che le grandi aziende dovrebbero applicare alcuni principi:
- sviluppare misure di cyber security per proteggere l’infrastruttura e i dati del cloud;
- promuovere la cooperazione internazionale per stabilire quadri normativi e standard per i servizi cloud;
- incoraggiare l’innovazione e la concorrenza nel mercato del cloud per promuovere i progressi tecnologici;
- promuovere una crescita equilibrata che garantisca sia i benefici economici che la sicurezza nazionale”.
L’approccio mondiale sul cloud
I sistemi avanzati di IA sono sviluppati in data center dotati di chip di fascia alta, già soggetti ai controlli sulle esportazioni degli Stati Uniti. Sia la Cina che altri Paesi stanno implementando data center interni per ovviare a diversi problemi. Per esempio, l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi vogliono imporsi come hub dell’intelligenza artificiale investendo in data center.
I timori degli USA
Ovviamente gli Stati Uniti stanno già elaborando eventuali strategie per limitare i rischi di queste mosse. Già a maggio hanno annunciato la nascita di un data center in Kenya, realizzato da Microsoft, per offrire servizi di cloud computing (non menzionando, però, che in collaborazione con Microsoft c’è G42, azienda tech degli Emirati Arabi già partner di realtà cinesi).
Nello specifico, gli USA sono preoccupati per la crescita del cloud computing di Huawei, in quanto in questo settore la Cina non ha difficoltà a costruire l’infrastruttura elettrica che i data center dell’AI richiedono. Non dimentichiamo le limitazioni USA ai micrichip, che la costringono a ricorrere a strumenti meno avanzati.
Fonte: Cybersecurity360