Onu: varata convenzione su cybersecurity - Agenda Digitale

Convenzione Onu cybercrime, la roadmap

Il prossimo passaggio prima dell'entrata in vigore è l’adozione formale dell’Assemblea generale. È il primo trattato del suo genere nella storia dell’ONU, elaborato dal comitato intergovernativo nato nel 2019 su proposta della Russia ed entrerà in vigore solo dopo la ratifica dei 40 Stati. Il focus è la lotta alla criminalità informatica attraverso la cooperazione internazionale,soprattutto contro pornografia infantile e riciclaggio di denaro.

Obiettivi della convenzione

La convenzione vuole aggiornare il quadro normativo globale, concentrandosi sulla realizzazione di una politica penale comunitaria, lavorando sulla legislazione, implementando la cooperazione tra Stati.

Com’è nata la convenzione

A fronte dell'evoluzione nel mondo cyber si è ritenuto fondamentale aggiornare le convenzioni e i trattati esistenti (Convenzione ONU contro il crimine organizzato transnazionale di Palermo risalente al 2000 e Convenzione di Merida del 2006 contro la corruzione). Già nel 2019 l'Assemblea generale aveva istituito il Comitato di esperti rappresentativi di tutti i Paesi membri per elaborare la “Convenzione internazionale globale sul contrasto all’utilizzo di tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) per scopi criminosi”. Il comitato si è riunito per la prima volta nel 2022 a New York e ha presentato lo scorso inverno la Convenzione aggiornata. 

I dissensi

Le condizioni stabilite nella Convenzione hanno sollevato la preoccupazione di diverse associazioni che si occupano di diritti umani e delle grandi aziende tecnologiche, che temono una sorveglianza globale. Infatti, è prevista la possibilità di richiedere a un altro Stato, in caso di indagini su un qualsiasi reato punibile con almeno quattro anni di reclusione secondo la propria legislazione nazionale, qualsiasi prova elettronica che possa essere riconducile a quel reato, con anche l’accesso eventuale ai dati di un provider internet. Si tratta, in effetti, di un'arma a doppio taglio, soprattutto nei Paesi in cui l'omosessualità o la libertà d’espressione sono considerati dei reati.

Al contrario, la Russia sostiene e approva la Convenzione, mentre l’Iran ha chiesto l’eliminazione di alcune clausole sul divieto di repressione di diritti umani e libertà fondamentali, ma la richiesta è stata respinta da 102 Paesi.

Fonte: Agenda Digitale